Pubblichiamo l’intervista alla dottoressa Linda Laura Sabbadini, presente nel nostro Rapporto “Donne gravemente sfruttate “, per sottolineare che, sebbene questa Giornata voglia ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, le discriminazioni e gli sfruttamenti che ancor’oggi la donna subisce sono molti e fin troppo spesso nascosti. L’augurio è che la politica, la società civile, il mondo religioso, si faccia carico di combattere questi sfruttamenti al fine di dare piena dignità alle donne, lavoratrici e non.
Più precarie e più sfruttate
Intervista a Linda Laura Sabbadini
Di quali dati dispone il sistema statistico nazionale in tema di economia irregolare? Sono adeguati ad analizzare le caratteristiche dello sfruttamento delle donne nei vari settori economici?
Ancora no, ma siamo sulla buona strada. Nell’ambito del raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, è in corso un progetto per rendere più tempestive le stime del lavoro irregolare. Il progetto prevede anche la stima del lavoro irregolare per genere. Al momento cogliamo il problema, ma non in modo sistematico e continuo. Di grande aiuto è l’indagine campionaria sulle forze di lavoro.
In base a ciò che si può evincere dai dati ufficiali, qual è la consistenza dello sfruttamento lavorativo delle donne?
Rispetto agli uomini, le donne sono generalmente impiegate in forme ancor più precarie; tra le donne, ad esempio, i contratti precari sono più diffusi; si tratta in genere di contratti a tempo determinato, come collaboratrici. In maggioranza le donne hanno contratti a tempo indeterminato, ma l’incidenza della precarietà è più alta, e così quella di lavoro irregolare. In ogni caso, studi parziali evidenziano un maggiore sfruttamento delle donne. Per quanto riguarda i settori direttamente produttivi, lo sfruttamento femminile sembra particolarmente presente in agricoltura, e in misura assai inferiore nel settore tessile. L’edilizia, dove pure lo sfruttamento è consistente, coinvolge però pochissime donne. Un altro settore in cui le donne sono sfruttate in termini quantitativi rilevanti è il turismo, e in generale il settore dei servizi legati all’ospitalità e alla ristorazione.
Quali disaggregazioni e/o indagini campionarie sono necessarie per l’analisi dello sfruttamento femminile?
Il sistema dei conti nazionali dovrebbe prevedere la disaggregazione per sesso delle stime. All’Istat si sta lavorando per raggiungere questo obiettivo. È fondamentale per dotarsi di una strategia politica mirata. Siamo su un terreno assai complesso. La sfida è grande. Ci riusciremo.
Linda Laura Sabbadini, Direttrice del Dipartimento dell’Istat per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica.